STORIA DEGLI STRUMENTI DI PUBBLICISMO
A cura di: Gian Luigi Pezza  
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Lezione 23

Sviluppo storico della televisione

I precursori

E’ difficile assegnare al mezzo televisivo una data di nascita precisa. Una cosa è certa, anche se appare incredibile: si cominciò a sentire l’esigenza di trasmettere immagini a distanza molto prima che fosse avvertito il bisogno di trasmettere parole e suoni (89).

Nel 1842 allo scozzese Alexander Bain venne assegnato il brevetto n. 9745 relativo ad un “Complesso per produrre immagini a distanza per mezzo dell’elettricità” consistente in un apparato per la copiatura di disegni mediante il telegrafo (90). Non si hanno notizie certe sulla effettiva realizzazione dell’apparato che, con molta probabilità rimase al livello di progetto.

In Italia, nel 1856, l’abate senese (91) Giovanni Caselli costruì un apparato a cui dette il nome di pantelegrafo col quale era possibile trasmettere disegni a distanza utilizzando una linea telegrafica (92). In vari articoli pubblicati da riviste tecniche negli anni tra il 1873 e il 1879 si fa riferimento alla possibilità di usare cellule al selenio (93) per “vedere a distanza con l’aiuto dell’elettricità”. Nel 1878, Adriano de Paiva, professore di fisica all’Accademia Politecnica di Oporto (Portogallo), descrive in una pubblicazione scientifica (La télescopie electrique) la possibilità di proiettare, mediante una camera oscura, un’immagine su una placca sensibile di selenio sui vari punti della quale verrebbero a formarsi potenziali elettrici diversi; egli non era ancora in grado di dare una soluzione al problema della ricostruzione dell’immagine ma riteneva che ciò potesse essere risolto in tempi brevi.

Nel novembre 1878 l’avvocato francese Constantin Senlecq invia al giornale L’Electricité un progetto di un apparato, denominato Tèlectroscope, che faceva uso di svariate cellule al selenio, commutate in successione da un contatto strisciante comandato da un motore; le correnti generate dalle cellule venivano inviate una dopo l’altra, attraverso una linea elettrica, ad un ricevitore telefonico. Questo è costituito da una doppia bobina di sottile filo di rame avvolto sui poli di un magnete di fronte ai quali è posta una lamina sottilissima di ferro che vibra per effetto delle correnti che passano nella bobina; la vibrazione della lamina genera delle onde sonore che possono essere percepite dall’orecchio (94). Sulla lamina del ricevitore Senlecq applicava una matita con una punta molto tenera che, appoggiata su un foglio di carta mosso da un motore collegato col precedente motore da un’altra linea, tracciava dei segni quando al ricevitore giungevano i segnali.

Molti altri progetti vengono presentati in vari paesi da parte di tecnici e scienziati tra i quali vanno ricordati l’italiano Carlo Mario Perosino, gli statunitensi Carey (95) e William Edward Sawyer, gli inglesi William Ayrton e John Perry, il francese Leblanc (96), gli inglesi Shelford Bidwell, che nel 1881 progetta il phototelegraph, e Weiller (97) che nel 1889 inventa il Phoroscope.

Ma il passo decisivo viene compiuto nel 1883 (98) dal tedesco (99) Paul Nipkow, allora giovanissimo studente di scienze, che progetta l’“Elektrisches teleskop”, uno strumento sul cui principio si baseranno per oltre 40 anni gli sviluppi tecnici della televisione. Il dispositivo era costituito da un disco sul quale erano stati praticati 24 fori disposti a spirale rispetto all’asse del disco). Il disco veniva fatto girare a 600 giri/min davanti ad un soggetto fortemente illuminato; poiché ciascun foro tracciava una linea, si ottenevano 24 linee ossia il soggetto veniva scomposto in 24 linee (cosiddetta analisi dell’immagine). Facendo convergere su una cellula fotoelettrica al selenio la luce di queste linee era possibile generare sequenzialmente 24 correnti elettriche propor-zionali alla intensità luminosa, corrente che poteva essere inviata a distanza mediante un conduttore (linea elettrica).

Nell’apparecchio ricevente gli impulsi elettrici facevano variare l’intensità luminosa di una lampada la cui luce, attraversando i fori di un disco identico a quello usato in trasmissione, dava origine a una sequenza di 24 linee in grado di ricostituire l’immagine (sintesi dell’immagine) grazie al fenome-no della persistenza delle immagini sulla retina dell’occhio. Naturalmente sia il disco del trasmettitore, sia il disco del ricevitore dovevano ruotare non solo alla stessa velocità ma essere in fase, cioè in perfetto sincronismo.


(89) La domanda di brevetto per un dispositivo destinato a effettuare conversazioni a distanza venne presentato da Antonio Meucci nel 1871.

(90) Inventato nel 1835 dall’americano Samuel Morse, fu adottato dagli Uffici postali nel 1843.

(91) Qualche autore lo indica come piemontese.

(92) L’apparato consisteva in due pendoli uguali oscillanti sincronicamente alla stazione trasmittente e a quella ricevente. Il disegno da trasmettere era eseguito con inchiostro isolante su un foglio di stagnola. La punta del primo pendolo, che sfiora il disegno da trasmettere stabilendo un contatto interrotto dall’inchiostro, è collegata a una linea telegrafica, il foglio di stagnola è collegato a terra tramite una batteria di accumulatori. La linea si chiude sull’altro pendolo che sfiora una carta (imbevuta di un sale di potassio) posta su un foglio di rame che chiude il circuito sulla terra. Quando passa corrente la punta del pendolo per effetto elettrochimico traccia una linea. Naturalmente un meccanismo faceva traslare sia il foglio di stagnola sia la lastra di rame in modo che il pendolo  veniva a tracciare linee in successione.

(93) Il Selenio era stato scoperto nel 1817 dal chimico svedese Jöns Jakob Berzelius.

(94) Tuttora la cosiddetta cornetta, che appoggiamo all’orecchio, è fabbricata in questo modo.

(95) A Boston (USA) fin dal 1877 George R. Carey aveva inventato un dispositivo molto somigliante a quello realizzato da Senlecq.

(96) Nel 1880 Maurice Leblanc, perfeziona il dispositivo di Senlecq mettendo a punto un analizzatore meccanico di immagini a due specchi oscillanti: il primo inviava un fascio di luce sull’immagine da trasmettere esplorandola da sinistra a destra, il secondo dall’alto in basso.

(97) Lazare Weiller inventa un dispositivo per l’analisi dell’immagine costituito da un tamburo rotante dotato di trenta specchi rettangolari progressivamente scalanti che illuminavano in successione, punto dopo punto, il soggetto di cui si voleva trasmettere l’immagine.

(98) Il brevetto è del 6 gennaio 1884.

(99) Su alcune pubblicazioni viene erroneamente indicato come russo o polacco.


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Theorèin -  Marzo 2006